Marco Fossati ricorda la sua esperienza a Cimiano

3 Maggio 2020by Cimiano Calcio

Un anno in biancorosso. Un anno per entrare nella nostra storia. Marco Fossati è partito da Cimiano per intraprendere una carriera da professionista, da protagonista assoluto nel calcio che conta. Marco è stato nostro ospite a Cimiano Live Instagram: ci ha parlato del suo passato e del suo presente a Monza. Lo ha fatto col sorriso, con l’umiltà e con la spontaneità che lo contraddistinguono.

È un piacere parlare con voi di Cimiano, mi permette di ricordare la mia partenza nel calcio.

Come stai passando questo momento?

Di tempo ne è passato tanto, ormai mi sto abituando.
La mattina appena alzato faccio un breve risveglio muscolare, colazione e mi alleno.
Cerco di tenermi in forma soprattutto con la testa, più che col fisico.
Poi guardo serie tv, mi diletto in cucina. Insomma cerco di divertirmi e tenermi attivo.

Cosa ricordi di Cimiano?

Dopo i primi anni all’oratorio vicino a casa, il Milan mi ha selezionato. Mi ha preso e mi ha appoggiato al Cimiano. Era la stagione 2001/2002, era l’anno dei Pulcini 1992.

Grazie a te Marco, abbiamo recuperato due storici articoli di Sprint e Sport di quella stagione. È materiale da archivio del club.

Sì, sono bei ricordi. C’è il pezzo dei 42 gol, perché giocavo punta. Sono nato attaccante e poi man mano sono andato indietro fino ad arrivare al ruolo di mediano.
Poi c’è la partita con l’Inter: non me la scorderò mai. Ero piccolo, ma il calcio non ha età per darti le sue gioie, le sue soddisfazioni. Eravamo a Interello e l’avversario era impensabile. Loro vanno avanti: 3-0 e il match è a senso unico. Poi questo sport è fatto di episodi e gira tutto. Io segno una tripletta e siamo 3-3. Poi il gol di Monteforte vale il 3-4 e vinciamo. Mi porterò tutto questo per sempre nel cuore.

Poi è arrivato il passaggio definitivo al Milan.

Al Milan sono cresciuto tanto. Sono stato fortunatissimo a fare il Settore Giovanile al Milan, perché ho trovato strutture di altissima qualità e persone di estrema competenza. In un ambiente così capisci subito cos’è il calcio professionistico: cresci prima, più in fretta, sei agevolato.

La parentesi Inter: cosa ricordi dell’esperienza nerazzurra?

Ho fatto 5 anni di Milan. Ricordo purtroppo che perdevamo spesso il derby. Nonostante la mia fede calcistica spudoratamente rossonera, ero stufo di perdere i derby. Scherzi a parte, ho accettato la proposta dell’Inter, che ho sempre visto come una realtà d’eccellenza. Sono stato lì 3 anni fino alla Primavera, fino al 2010.

Hai avuto modo di entrare in contatto con la Prima Squadra. Erano gli anni della grande Inter del triplete.

Sì, ho fatto qualche allenamento con la Prima Squadra sia con Mancini sia con Mourinho. Ho visto il calcio vero, percependo la differenza rispetto alle giovanili.
Un aneddoto? Quaresma in allenamento faceva delle cose fantastiche. Mourinho un giorno gli ha detto: «Falle anche in partita però». E Quaresma: «Non mi fai mai giocare».

La storia col Milan, però, non era finita.

Tornare al Milan in ottica prima squadra per me era un sogno. Ho avuto l’opportunità di fare la tournée estiva con la squadra di Allegri. Era l’anno dello Scudetto: una squadra di soli campioni, con gli ultimi innesti Ibra e Robinho. Non nego che avevo anche un po’ di paura ad allenarmi con certi giocatori. È stata un’esperienza unica: ho imparato il metodo di approccio all’allenamento dei top player.

Tra le esperienze uniche della tua carriera c’è sicuramente la Nazionale.

Devo essere sincero, la Nazionale giovanile non può avere lo stesso peso della Nazionale maggiore. Tuttavia essere scelto è un grande traguardo. Man mano che arrivi all’Under 21 capisci l’importanza di quella maglia azzurra. Ti guardano tutti: senti la responsabilità di un contesto più ampio. Ho avuto la fortuna di fare Europei e Mondiali.
Lì ho conosciuto Perin: ora ha messo la testa a posto, ma prima era un bel pazzo. Siamo molto amici.

Negli ultimi anni hai fatto tante esperienze in diversi club e diverse zone d’Italia. Quanto sei cresciuto?

Mi è dispiaciuto molto cambiare squadra ogni anno. Devo dire, però, che questi continui cambiamenti mi hanno formato tanto. Dopo la primavera del Milan, sono sempre andato in prestito. Sono partito dalla C da Latina, dove mi sono trovato combattere per la salvezza: cambia tutto rispetto alla Primavera, perché il calcio diventa un lavoro che comporta delle pressioni.
Sono cresciuto tanto: ogni piazza ti lascia qualcosa dentro, ogni compagno ti arricchisce come giocatore e come uomo.

Come valuti la tappa di Verona?

A Verona i tifosi sono molto vicini alla squadra. Ti fanno sentire e capire che devi dare tutto per quella maglia. Ho vinto il campionato di B e ho fatto l’esordio in A.
Pazzini? Grande capitano e grande persona. Come giocatore non serve descriverlo: mi ha aiutato a fare il salto di qualità, perché per un centrocampista è bello avere un attaccante così. Ti facilita le cose: fa sempre il movimento giusto, se gli metti il pallone bene, lui segna.

E ora Monza. Tu stesso l’hai definito un nuovo capitolo. È così?

Sì, è stata una scelta facile perché con una dirigenza così non puoi dire di no. Non era facile, però, andare in C dalla A. La chiamata di Galliani mi ha fatto capire l’importanza e l’ambinzione del progetto e mi ha convinto. Spero di raggiungere l’obiettivo presto col doppio salto.
Sono arrivato a Monza con grandi stimoli. È la squadra della mia città.
C’è pressione perché non è facile giocare sempre per vincere, ma sono tutte sensazioni positive.

Che rapporto hai con mister Brocchi?

Il mister ha atteggiamento fantastico con tutta la squadra. Si vede che ha giocato a calcio ad altissimi livelli. È sempre propositivo.

Tu e la squadra vi siete fatti un’idea sulla ripresa? La vostra situazione, come quella di Benevento e Liverpool, è molto particolare.

Ogni giorno cambiano le cose. Sono un po’ preoccupato: mi spaventa ripetere la C. Sarebbe un peccato dopo un cammino del genere, che sembra scontato ma ha dietro un grande lavoro cominciato a luglio.
Se si riparte, tanto meglio così giochiamo, vinciamo e festeggiamo sul campo.
Se non si riparte, spero in un esito che ci premi e ci dia quello che meritiamo.

Grazie Marco!

Grazie a voi. È stato un piacere.
Di Cimiano ricordo il centro sportivo, gli spogliatoi… Ho davvero dei ricordi fantastici. Cimiano è un capitolo bellissimo della mia carriera. Sarebbe bello tornare a trovarvi!

#SaràPerchéCimiano

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